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WhatsApp a pagamento, la bufala diventa realtà

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Jack O'Neill
view post Posted on 30/1/2013, 23:38     +1   -1




WhatsApp a pagamento, la bufala diventa realtà



La versione per Android passa da gratis a 0,79 centesimi dopo il primo anno. I commenti degli utenti invadono social e forum.

Se ne era parlato tanto nei mesi scorsi. Più di una volta i social network si erano riempiti della bufala di “WhatsApp a pagamento”, puntualmente smentita. Pare che invece questa volta sia vero, almeno su Android. Nella descrizione dell’ultima versione dell’app (la 2.9.378 del 22 gennaio 2013) si legge infatti “abbiamo abilitato il sistema Google Play in-app-purchase per estendere il servizio”. L’estensione ha un prezzo di 0,89 centesimi l’anno e, al di là del costo irrisorio, sta già scatenando polemiche sul web. I primi a lasciare i loro commenti, ovviamente negativi, sono gli stessi utenti Android che hanno cominciato a scrivere post nello spazio dedicato alle recensioni sullo store di Google.
Ironia della sorte, molti accostano il voler far pagare un costo fisso annuale al canone della RAI, solo che in questo caso il mancato rinnovo porta allo spegnimento immediato del servizio. La minaccia è quella di virare su altre applicazioni per Android che permettono di chattare e telefonare gratis con i propri contatti. “Dopo averci assuefatti vorreste denaro? Bella politica commerciale. Da strada. Io non pago, disinstallo tutto e torno ad email e sms” – scrive un utente. Il problema principale non sta ne i pochi centesimi chiesti (seppur sia una cifra considerevole visti i milioni di iscritti) quanto nel cambio di rotta intrapreso dal team di sviluppo. I due ideatori, Acton e Koum, sono acerrimi nemici della pubblicità mobile. Sul sito ufficiale di WhatsApp si legge infatti: “Insieme, abbiamo lavorato in tutto 20 anni presso Yahoo, facendo del nostro meglio per tenere in vita il sito. Ebbene sì, lavoravamo giorno e notte per vendere pubblicità, perché era quello che faceva Yahoo. Raccoglieva dati, serviva pagine e vendeva pubblicità. Abbiamo visto Yahoo farsi eclissare in dimensioni e portata da Google…le aziende vendono tutti i tuoi dati per venderti pubblicità”.
Solo che i due si sono accorti, dato il successo mondiale, di dover in qualche modo guadagnare qualcosa dalla loro idea, anche perché da quando WhatsApp è divenuta un’app utilizzata su tutti gli smartphone (esistono versioni anche per iOS, Windows Phone, BlackBerry e Symbian), si è reso necessario arruolare un bel po’ di persone che lavorino al suo ecosistema, per garantirne il funzionamento tutti i giorni e a qualsiasi ora. Molti utilizzatori vedono l’ufficialità del dover pagare un mini canone come uno sgarbo alla comunità “open source” che differenzia Android dal resto dei sistemi mobili. Del resto proprio gli utilizzatori sono stati i primi a mettere le loro “anime digitali” nelle mani dei creatori di WhatsApp. Non è un mistero che l’applicazione vada ben oltre le regole di privacy ancora poco regolamentate in ambito di telefonia mobile. Critiche sono giunte quando alcuni hacker hanno evidenziato la fin troppo semplicità di violare l’applicazione, decriptare i dati letti dal telefono dell’utente e utilizzarli a proprio piacimento.
Il successo di WhatsApp è il suo limite maggiore: basta un rapido accesso alla rubrica del telefono per aggiungere contatti all’elenco degli amici. Altre concorrenti non permettono una simile procedura, lasciando che sia l’utente a digitare numeri di telefono o email per verificare che quell’amico abbia la stessa applicazione. Non è un caso che WhatsApp su iOS (iPhone, iPad e iPod Touch), dopo una richiesta ufficiale dell’Unione Europea e di altre nazioni come il Canada, si sia aggiornata con la stessa funzione di “aggiunta manuale” e non più automatica; ora si attende un adeguamento anche per le altre piattaforme. Intanto chi non riesce a buttare giù il boccone del “canone WhatsApp” può decidere di migrare su altre piattaforme di messaggistica istantanea per Android, ma utilizzabili anche su altri OS. Nelle ultime settimane sono salite le quotazioni di Tango, che aggiunge alle classiche funzioni di messaggistica testuale anche la videochiamata gratuita. Molti dicono che sia anche meglio di Skype.

Fonte: http://www.lastampa.it/2013/01/30/tecnolog...YuN/pagina.html
 
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