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I feti cinesi sbarcano nelle profumerie sottoforma, di creme cosmetiche

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icon13  view post Posted on 6/2/2008, 21:56     +1   +1   -1
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La storia purtroppo non è nuova.. anni fa a seguito di
un' inchiesta giornalistica, venne alla luce che molte aziende europee ed italiane
acqustavano il collagene per i prodotti cosmetici
in Cina, per via dei prezzi bassissimi addirittura si parla del 90% in meno rispetto al collagene reperibile in Europa. La novità è che con le nuove norme UNI-ISo, che sono in procinto di essere attuate anche in Italia ( sono regolamentazioni derivate dalla legislazione europea in materia di cosmetici, non prevede controlli specifici sui fornitori di materie prime che servono per realizzare le creme, i filler etc..



Un feto spalmato in faccia fonte libero.it
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Mentre la Cina si prepara alle Olimpiadi, i blogger che supportano il boicottaggio di Pechino2008 riportano alla ribalta una vecchia e agghiacciante scoperta: il collagene per creme antirughe ricavato da feti e cadaveri. Cinesi naturalmente



di Redazione

Mentre i cinesi presentano al mondo la mega piscina olimpica da 17mila posti che ospiterà le gare di nuoto e tuffi di Beijing 2008, non si placano le proteste di chi propone il boicottaggio di Pechino2008. In rete naturalmente non mancano i blogger che supportano l'idea. I motivi? Censura, e violazione dei dititti umani per farla breve. E proprio in tema di diritti umani ricordano una clamorosa scoperta venuta a galla nel 2004: il caso del collagenericavato dai feti e dai cadaveri. Il collagene è una sostanza proteica presente nel tessuto connettivo, ampiamente utilizzato nell'industria cosmetica. Lo si ricava dalla pelle di pesce, dai suini, dai bovini.

Finoa qui nulla di strano. Ma un'inchiesta del quotidiano The Guardian rivelò che gli animali non sono l'unica fonte da cui si attinge la sostanza, come scrive Paodam: «oltre al macabro utilizzo dei feti nell'industria cosmetica cinese (in particolare per la produzione di creme antirughe) veniva denunciata anche la pratica di estrarre collagene dalla pelle dei cadaveri dei condannati a morte... Dal grembo materno alla tomba il corpo dei cittadini cinesi appartiene allo Stato, che ne usufruisce come meglio crede. Le pratiche disumane derivate dalla politica del figlio unico e l'altissimo numero di condanne a morte non fanno temere crisi nel settore dell'estetica: feti e cadaveri provenienti dalla Cina occupano i banconi delle nostre profumerie nell'assoluta ignoranza dei consumatori».

Il collagene made in Cina, scrive Don Luis: «È una merce abbondante che assicura ingenti guadagni perché la si produce a un costo equivalente al 5% della cifra occorrente in Europa per ottenere la materia base di creme di bellezza, profumi e riempilabbra. Almeno così ci assicura dall'Inghilterra l’autorevole Guardian».

E Vieri dei cerchi all'epoca si domandava: «Chissà noi, a nostra insaputa, cosa ci spalmiamo in faccia. Ma nessuno si scandalizza.Qualcuno va mai a vedere che ci sta dentro le tonnellate di merce cinese che usiamo tutti i giorni anche a stretto contatto con la persona (vedi abbigliamento intimo, rasoi, giocattoli per neonati, penne biro che rosicchiamo ecc.)?»



Condannati a morte e feti per cosmetici cinesi

fonte jjbthearchive.wordpress.com 14 Settembre 2005

Un’azienda di cosmetici cinese usa pelle presa dai cadaveri di condannati a morte per realizzare prodotti da vendere sul mercato europeo. La rivelazione-shock è del Guardian, per il quale agenti di questa azienda hanno detto ai compratori che il loro collagene per la riduzione delle rughe e per le labbra viene prodotto usando la pelle di questi condannati, un uso a loro avviso «tradizionale» e «per il quale non c’è da scandalizzarsi».
Medici e politici in Gran Bretagna affermano che la mancanza di regolamentazione, anche a livello europeo, sul collagene - la proteina strutturale che dà alla pelle la sua solidità - facilita queste operazioni a dir poco discutibili, che sollevano, al di là delle questioni etiche, anche interrogativi sanitari sulla possibile trasmissione di infezioni. Anche se l’Associazione italiana industrie cosmetiche (Unipro) si è affrettata ieri ad affermare che esiste dal 1995 una norma Ue che proibisce l’uso di tessuti umani. Il quotidiano non può rivelare il nome dell’azienda cinese per motivi legali, e non è in grado di stabilire se questi prodotti di collagene fatti con la pelle dei condannati siano già nei negozi europei, ma è stato accertato che l’azienda in questione ha già esportato in passato collagene verso l’Europa.
L’agente della compagnia cinese ha detto a un reporter che si fingeva cliente che i loro laboratori stanno cercando di ottenere prodotti antirughe usando i tessuti di feti abortiti. Tuttavia, quando il Guardian come tale ha chiesto un commento, questo agente ha negato sia questa circostanza, sia l’uso della pelle dei condannati. Ma all’inviato che si fingeva un uomo d’affari di Hong Kong, questi avrebbe detto: «Molte ricerche si fanno nel modo tradizionale, usando la pelle di prigionieri messi a morte e quella di feti abortiti». Questo “materiale” verrebbe comprato da aziende con sede nella provincia settentrionale di Heilongjang, e i cosmetici verrebbero sviluppati da altre società in luoghi diversi della Cina. Questo personaggio si è detto stupito dalla reazione scandalizzata che questa pratica “tradizionale” suscita in Occidente, e ha affermato che il governo di Pechino «ha fatto pressione su tutte le strutture mediche affinché mantengano un basso profilo» su questo genere di lavoro. «Siamo ancora all’inizio delle vendite di questi prodotti, ma molti clienti all’estero sono sorpresi dal fatto che possiamo produrre collagene umano al 5% del prezzo di quello prodotto in Europa», ha aggiunto.
Normalmente, il collagene si ottiene dalla pelle delle mucche. In altri casi, c’è la donazione volontaria, oppure la persona che intende farselo iniettare come antirughe dona delle cellule che poi vengono fatte crescere in laboratorio fino alla quantità desiderata. Il ministero della Sanità britannico anche sulla scorta di queste notizie ha avviato tempo fa un’indagine per poi raccomandare regolamentazioni del settore dei trattamenti al collagene, che godono di crescente popolarità. L’emissario dell’azienda cinese, parlando al finto compratore di Hong Kong, si è anche lamentato del fatto che «la pelle dei condannati era meno costosa. Ora i tribunali vogliono una certa cifra». Secondo chirurghi plastici interpellati dal Guardian, notizie di tessuti ottenuti dai corpi delle persone giustiziate - secondo Amnesty International nel 2004 le autorità cinesi hanno messo a morte 3.400 prigionieri - circolano da tempo. Peter Butler, un chirurgo plastico e consulente del governo, ha detto che circolava voce che i cinesi facessero trapianti usando parti dei cadaveri, in particolare le mani. Un centro trapianti era vicino al luogo delle esecuzioni. «Posso vedere l’utilità, visto che vi hanno accesso e non hanno obiezioni etiche - afferma Butler -. Ma in quel caso la principale preoccupazione sarebbero le infezioni».
Il governo cinese ha negato in passato che organi o parti dei corpi dei condannati siano stati usati senza il loro consenso, o quello delle famiglie. Ma il consenso sarebbe strappato, secondo Amnesty. Inoltre gli organi dei condannati a morte sono considerati proprietà dello Stato.
Nel 2001 Wang Guoqi, un medico militare che cercava asilo negli Stati Uniti, disse a deputati Usa che questa pratica era comune, e che lui stesso aveva estratto parti e tessuti da 100 cadaveri. Recentemente inoltre un’altra inchiesta giornalistica, pubblicata dal quotidiano israeliano Maariv, ha appurato che la Cina è divenuta la meta preferita di israeliani che necessitano di trapianti d’organi. Lo riporta il quotidiano Maariv. Le autorità cinesi vendono infatti gli organi di persone che sono state condannate a morte a prezzi “competitivi”. Sono coinvolti decine di trafficanti che impongono ai loro clienti l’obbligo del segreto. Secondo il giornale i trapianti vengono effettuati in un moderno centro ospedaliero governativo a Canton. Per il presidente dell’Associazione israeliana dei trapiantati di rene, Amos Canaf, «la Cina e le Filippine sono divenute le mete preferite perché i reni vengono prelevati da condannati a morte, i cui organi appartengono allo Stato, e perché i trapianti vengono effettuati sotto supervisione governativa». Un israeliano che ha subito alcuni mesi fa un trapianto di reni in Cina, Abraham Sasson, ha detto: «Il trapianto è relativamente poco costoso, l’assistenza medica è buona. Le autorità cinesi prelevano gli organi delle persone che hanno condannato a morte e li vendono ufficialmente», ha spiegato. «Ci sono decine di israeliani che come me hanno subito un trapianto in Cina e sono tutti contenti».









Uni.comfonte uni.com
 
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Mentelibera6633
view post Posted on 2/12/2020, 15:12     +1   +1   -1




Verissimo, una volta ho trovato un dentino di un piccolo feto in un tubetto di crema della nivea😥 fate attenzione a quello che vi spalmate in faccia!!!! Io e la mia famiglia siamo passati alla merda di vacca così siamo sicuri di quello che finisce sulla nostra pelle
 
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1 replies since 6/2/2008, 21:56   1631 views
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